…Una Magnifica Avventura….
…Tutto iniziò cosi…..


"Vorrei poter far mente locale quel tanto che basta per ricordarmi se per caso in qualche lontana stagione io abbia già visto a Corsagna l'edificio che oggi è la Casa Famiglia: ma per rintracciare quella eventuale fuggevole memoria dovrei risalire all'indietro di almeno cinquantanni. All'epoca, anche quella sarà stata semplicemente la casa di qualcuno: una delle tante di questo grosso paese nelle quali si sono avvicendate generazioni di corsagnini, e dove, nascendo, ogni bimbo che di cognome facesse Lucchesi, o Giusti, o Papèra, o Alberigi... il più delle volte avrebbe trovato già scritto sul libro del proprio destino o bosco o Americhe. Nell'uno e nell'altro caso, sarebbe stata un'esistenza presumibilmente segnata dalla fatica e dalle privazioni, o consumata in terre lontane nello struggimento della nostalgia: una vita, in ogni modo, nella quale si sarebbe dovuto ingaggiare giorno per giorno l'aspra battaglia per la pagnotta.
Mi piacerebbe, sì, immaginare (o ricordare) quella casa; ricordo benissimo invece le persone, le atmosfere, la vita quotidiana di allora, così come si snodava in questo paese a saliscendi, che ha in vetta la chiesa di S. Michele Arcangelo, e leva al cielo un campanile imponente e imperioso, quasi a comandare concordia e unità agli undici nuclei densamente abitati che gli si acchiocciano intorno al di qua e al di là del crinale. Eppure bisogna per forza che da ragazzetto l'abbia vista quella Casa, magari di sfuggita e senza badarci, in qualcuna delle mie scarpinate fino a Corsagna quando percorrevo, andata e ritorno, l'erto selciato di Postabbio per accompagnare fino alla canonica il non dimenticato don Sergio Giorgi, per 54 anni Rettore di questa popolosa parrocchia. Era anche lui anchianino come me, e da Corsagna scendeva ogni tanto al paese nativo dove aveva ancora una casa e qualche parente. Era abitudine consolidata che, sulla via del ritorno, si fermasse alla Socciglia a far due chiacchiere con mio padre, suo grande amico, e che io poi lo accompagnassi fino a Corsagna. E strada facendo bisognava recitare il rosario ed elevare particolari orazioni alla Madonna di Serra, il cui bianco santuario,
discosto dal paese, da sempre si affaccia sulla conca del Borgo tra la solitudine dei castagni.
Se qualcuno mi avesse pronosticato che quella vecchia casa qualunque di pietrame scuro e diseguale sarebbe un giorno divenuta un'elegante residenza per persone anziane e bisognose di assistenza, munita di ogni opportuno e moderno conforto, dove linde suorine indiane (candidi sorrisi su volti di cioccolata) accudiscono con garbo signorile e caritatevole professionalità * nove persone al tramonto della vita... eh, no: non ci avrei potuto credere.
Più di cinquant'anni avrei dovuto aspettare perché si avverasse l'immaginaria profezia.

Sulle antiche fondamenta

Per metter mano a un'impresa come quella di costruire la Casa Famiglia ci dev'essere stata, all'inizio, unteli quelle idee che solitamente si definiscono "forti": ma anche le idee forti non sempre sorgono all'improvviso, né scaturiscono da estemporanei bagliori creativi.
Dunque, ci deve essere in questo paese un qualche retroterra, storico e di mentalità, sul quale ha potuto attecchire e crescere una realtà come quella che la Misericordia insieme al Gruppo Donatori di Sangue ha saputo portare a compimento or sono dieci anni. D'altra parte è calzante la similitudine e trasparente l'allegoria: come l'edificio della Casa Famiglia s'innesta sulle vecchie fondamenta di strutture preesistenti, così la determinazione a realizzare un'opera che torni a giovamento dei più deboli e indifesi poggia su remote e recenti attitudini solidaristiche e caritative. Di tali attitudini, si può dire che la ultracentenaria Fraternità di Misericordia rappresenti, a Corsagna, non soltanto la lontana e feconda matrice, ma anche l'attuale, simbolica bandiera.
"Giugno 1989: comincia un'avventura", titolava sette anni dopo un suo articolo sul volume Corsagna Corsagna il presidente della Fraternità Giovanni Alberigi, ricordando la posa della prima pietra….Sei anni più tardi l'impresa era compiuta, e nel 1996 il presidente poteva già scrivere: "L'inaugurazione ufficiale di questa realizzazione rappresenta la sintesi di un grande sforzo collettivo: dai donatori di sangue alle religiose, dai volontari ai dipendenti, dai tecnici ai pubblici amministratori, dal comitato di gestione al consiglio direttivo della Misericordia che a suo tempo incoraggiò e sostenne una così provvida iniziativa". L'idea della Casa Famiglia aveva dunque coinvolto e mobilitato non solo la totalità dei Corsagnini, giustamente orgogliosi che il loro paese avesse raggiunto un così prestigioso traguardo, ma aveva anche sensibilizzato autorità e istituzioni. L'Arcivescovo di Lucca Bruno Tommasi aveva indetto in tutte le parrocchie della Diocesi una sottoscrizione (che fruttò bel 30 milioni di lire) in favore della Casa Famiglia;…. molti compaesani si erano tassati impegnandosi a versare, ogni famiglia, la somma di 720.000 lire in tre anni.
La gente "di fuori", che pure si stupiva di quanto aveva già realizzato fino a quel momento la rinata Misericordia di Corsagna, non poté che sperimentare un sentimento di benevola, innocua, fraterna invidia nel constatare come un paese così piccolo avesse saputo fare una cosa così grande.

Sorge la Casa Famiglia

Ma per tornare al "prima", è facile immaginare le estenuanti e forse tumultuose sedute di Consiglio, quando la Misericordia e il Gruppo Donatori di sangue "Fratres" dovettero passare dalle parole ai fatti, e dalle buone intenzioni alla concretezza delle pratiche e alle insidie della contabilità, sesi voleva che l'idea della Casa Famiglia non rimanesse soltanto una generosa utopia. C'erano per l'appunto in paese due vecchi edifìci, contigui e disabitati; messi insieme, avrebbero potuto costituire la struttura ideale (oltretutto erano situati proprio nel cuore del paese) per esser tradotti in Casa Famiglia: uno (quello che dà sulla via di Postabbio) di proprietà del Seminario arcivescovile di Lucca ma in usufrutto alla signora Alma Gonnella; l'altro, che si affaccia sulla piazza XX settembre, di proprietà delle sorelle Margherita e Rosa Giovannini. A far corpo con questi due stabili se ne sarebbe aggiunto successivamente un terzo, destinato ad abitazione delle Suore, di cui erano proprietari i fratelli Sergio e Francesco Formeli ormai da tanti anni residenti in quel di Como.
Il Consiglio, superata ogni ragionevole titubanza e sciolto ogni dubbio, decide infine di stipulare il compromesso d'acquisto: la prima casa con delibera "a piena maggioranza" del 25 novembre 1988; la seconda con quella, votata all'unanimità, del 21 ottobre 1990. E i soldi? La cassa piange, è vero; ma la Provvidenza - avranno giustamente pensato i Consiglieri - non mancherà di suggerire all'uopo le giuste vie.
E le suggerì, infatti: tanto che i contributi, le donazioni, le offerte presero ad affluire da enti, associazioni, imprese e privati cittadini, e i lavori poterono sollecitamente iniziare e proseguire fino al completamento dell'opera. E si parlò di una spesa complessiva di oltre settecento milioni di lire. Dunque, l'I 1 febbraio del 1995 le prime quattro ospiti poterono... prendere possesso della "loro" nuova casa, la Casa Famiglia; e nell'estate dell'anno successivo, il 21 luglio 1996, la nuova struttura verrà ufficialmente e festosamente inaugurata con il nome di don Alessio Bachini, rettore di questa parrocchia dal 1898 al 1937.
Era stato proprio lui a fondare con la denominazione di Fratellanza cattolica di carità, il 1° novembre dell'anno giubilare 1900, la Misericordia di Corsagna.

Vita di Casa atmosfera di Famiglia

Una "signora" struttura, quella della Casa Famiglia. Tanti, visitandola, la paragonano con ragione a un elegante, piccolo albergo di montagna. E gli intenditori osservano compiaciuti certi particolari, strutturali e d'arredamento, che dicono quanta professionalità e quanta cura (ma sì, diciamolo: quanto amore) vi abbiano profuso, oltre che i progettisti e gli arredatori, gli artigiani di Corsagna: perché a Corsagna ci sono tutti, ma proprio tutti, i "maestri" che servono per realizzare un simile capolavoro: muratori, idraulici, falegnami, elettricisti, carpentieri, decoratori, giardinieri... E da dove credete che provenga, se non dalle selve corsagnine, il castagno massello dei mobili, degli infissi, delle porte, delle scale?...
Con precisione notarile possiamo poi elencare gli ambienti interni della Casa: troveremo la cucina, la sala da pranzo, la sala di soggiorno, i bagni assistiti, l'ambulatorio, la sala per fisioterapia con relative attrezzature, cinque camere di cui tre a due posti. E c'è anche una luminosa cappella per i servizi religiosi, intitolata al compianto rettore Mons. Sergio Giorgi. Il tutto "a misura di anziano". Ma non troverete comunque niente, nella Casa Famiglia, che sappia di vecchio, di triste, di desolato... "perché - si legge ancora in Corsagna Corsagna - c'è serenità nella Casa dove ognuno è sicuro che la propria dignità e la propria vita saranno rispettate...".
E una persona qualunque che vi capitasse per una visita anche fuggevole, tr verebbe tutto lindo pulito e in ordine, come se si stesse aspettando da un momento all'altro l'arrivo del Presidente della Repubblica. D'altra parte quel manipolo di anziani ospiti "sente" la vicinanza, la cordialità, l'affetto di una popolazione che li conosce a uno a uno, li ama, li frequenta, li còccola.. .e in pratica "fa loro recepire un messaggio di amicizia, solidarietà e condivisione testimoniato dal rispetto e dalla semplicità di atteggiamenti e di comportamenti nei loro riguardi".
Quella che viene chiamata animazione, nelle comunità di anziani si riduce talvolta a frustranti tentativi di pur volenterosi e preparati specialisti di suscitare un interesse, di recuperare un ricordo, di strappare un sorriso. Chiuso nella malinconia della propria angoscia solitaria e vanamente proteso verso un domani che non ci sarà, molte volta l'anziano guarda alla festa che gli si fa intorno con indifferenza, e talvolta perfino con qualche fastidio. Al contrario, la presenza di tanti amici, di frequenti visitatori, di gente che va e che viene, di giovani che fanno caciara con le chitarre rappresentano metodi che spesso funzionano più delle iniziative "strutturate" e previste dai manuali della psicologia. Sarà anche per questo che nella Casa Famiglia di Corsagna, paese di musicisti e di canterini, si è introdotta anche una inedita strategia della partecipazione, quando, anziani e paesani insieme, "spesso vengono eseguiti canti ricreativi, ricordo della giovinezza, o canti liturgici che consentono una bella partecipazione alle funzioni religiose".